L’autore affronta il tema della costruzione identitaria in un percorso di riflessione che, utilizzando concetti sociologici, psicologici e psicanalitici, approfondisce il rapporto circolare tra senso di identità, riconoscimento e prospettiva spazio–temporale. Constatata la condizione di solitudine del soggetto tardo–moderno, nella seconda parte del lavoro viene proposta una via d’uscita per diventare artigiani, produttori e non meri consumatori della propria vita: il racconto di sé. Il lavoro autobiografico non è un melanconico ripiegamento su se stessi, ma un modo per ripartire nel viaggio della vita con maggior consapevolezza dei propri limiti e possibilità. Sviluppare i negativi della vita, oltre ad essere un itinerario di apprendimento, può favorire il senso di autoresponsabilità: la storia personale poteva essere diversa, ma la persona che prova a raccontarla onestamente forse imparerà ad amarla un po’ di più, o per lo meno accettarla per quello che veramente è.
Epigrafe:"Dopo aver letto questo libro, stanco di riflettere sulla tua vita interiore, forse andrai “là fuori”, interessandoti alla vita degli altri come fini in sé, non come mezzi per soddisfare i tuoi bisogni o lenire le tue paure. Spero che il tuo prossimo faccia altrettanto. Ma non conterei più di tanto né sul ricevere né sul dare. La festa dell’Io imperversa, e tu ne fai parte: no Io no Party!".
Leggi la recensione del libro di Danilo Breschi su "Appunti di Cultura e Politica" e il capitolo L’homo oeconomicus e l’esploratore solitario pubblicato in “Lettera Fim”. Puoi leggere pagine scelte del libro e/0 acquistarlo visitando il sito dell'editori Aracne
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